Mateversi, sante resurrezioni e fasi lunatiche
Mateversi, sante resurrezioni e fasi lunatiche
Il metaverso non è morto:è risorto al terzo giorno, secondo le Sacre Scritture.
No, giuro, non lo è. Suona come il classico mantra da conferenza tech per giustificare gli enormi investimenti che sono stati fatti negli ultimi anni, varie crisi nevrotiche e altre cose poco fantastiche, ma è anche una verità che vale la pena ribadire.
Come la luna, il metaverso attraversa delle fasi: pienezza, eclissi e quella strana zona grigia in cui non si capisce bene cosa stia facendo. Al momento, sembra trovarsi in una di quelle fasi di transizione che preludono a qualcosa di interessante.
Lucio Lamberti del Politecnico di Milano descrive il viaggio del metaverso con una precisione quasi drammatica: "annuncio, hype, declino e morte". Ma aspetta, manca un dettaglio fondamentale: la metamorfosi.Perché — spoiler alert — ciò che sembra la fine è in realtà l’inizio di qualcos’altro, un po' come quando pensavi che il tuo vecchio Nokia fosse il massimo e poi sono arrivati gli smartphone.
Parliamoci chiaro: il rebranding di Facebook in Meta aveva scatenato aspettative folli, ma presto sono arrivate le docce fredde. Apple ci ha provato con il Vision Pro, ma il prezzo è alto quanto l’Everest e le applicazioni disponibili sono ancora in “fase starter pack”. Poi è entrata in scena l’AI, che molti hanno visto come il colpo di grazia per il metaverso. E invece, indovinate un po'? L’intelligenza artificiale non sta scavando la fossa al metaverso, ma ne sta costruendo nuove fondamenta.
Ora che l’AI può automatizzare cose che una volta richiedevano squadre di nerd iper-specializzati, creare mondi virtuali è diventato molto più facile. Questo significa che stiamo assistendo a una fioritura di“micro-metaversi”utili e mirati, dal gaming(ciao, Roblox e Fortinite) alla formazione HR e persino alla configurazione di prodotti. Insomma, il metaverso sta facendo un po’ come Netflix: invece di puntare sul blockbuster per tutti, si specializza in nicchie di mercato.
Ma c’è un problema di fondo. Come designer e curatrice, sono convinta che il vero ostacolo del metaverso sia nella progettualità.Troppo spesso si cerca di ricreare dinamiche della vita reale, come se il nostro sogno fosse un ufficio virtuale con la stessa noiosa riunione del lunedì mattina. No, grazie. Il vero potenziale del metaverso sta nel costruire nuovi mondi che abbiano un senso d’esistere tutto loro, che siano unici, significativi e capaci di stupire.
L’analogia con lo sviluppo degli smartphone è perfetta. Ricordi il design scheumorfico, quello che faceva sembrare le icone degli app store come scaffali di legno? Siamo passati al flat design, un’estetica che non imita la realtà ma la supera. Ecco, il metaverso deve fare lo stesso salto: smettere di replicare e iniziare a innovare.
I dati parlano da soli ma anche e soprattutto attraverso Sara Noggler: le iniziative in AR e XR continuano a crescere (oltre 1.600 progetti a livello globale), e non solo nel gaming. Il marketing, il retail e la formazione stanno premendo sull’acceleratore, con case study che mostrano applicazioni interessanti. Ma il punto non è solo il numero: è la qualità e la varietà di queste applicazioni. Per chi, come me, progetta nel metaverso e ci cura esperienze ed esposizioni, questa è un’occasione unica per ridefinire il modo in cui costruiamo spazi digitali. Non si tratta solo di tecnologia, ma di dare un significato nuovo a questi mondi.
Il futuro del metaverso non sarà nei dispositivi o nei codici, ma nell’impatto che avrà su chi lo vive. Ora è il momento di lasciarci alle spalle le repliche e immaginare, finalmente, qualcosa di davvero nuovo.
Fonti:
Intervento di Lucio Lamberti, METS 2024, Politecnico di Milano
Articolo su AR/XR trends, Business International Events
Analisi sui cicli tecnologici, Harvard Business Review
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